mercoledì 7 agosto 2013

Il nostro impegno per la salvaguardia dell'ambiente, deve andare oltre il problema del Monte Castra


(Riceviamo e pubblichiamo)


IL FUTURO DELLA VALLE IMAGNA PUÒ ESSERE QUELLO DI BRUCIARE OLIO DI PALMA ED ACCATASTARE RIFIUTI INDUSTRIALI?


L’utilizzo delle biomasse può essere senza dubbio una delle opzioni per
ottenere una forma di energia pulita e per incentivare una cultura del consumo
responsabile.
Certamente però non deve essere attuata ad ogni costo, a discapito di quelli
che sono valori e tradizioni dei territori: basta il buon senso per comprendere
che il valore aggiunto dato da una centrale a biomassa non potrà mai essere
pari al danno che si consumerebbe ove la centrale venisse installata in un
centro storico o turistico, oppure all'interno di un ecosistema delicato quale
un parco. Allo stesso modo appare di tutta rilevanza come nessuno penserebbe
mai ad una installazione all'interno di una zona residenziale di pregio.
Se si dovesse considerare l'ipotesi di un'installazione di centrale a biomasse
in Valle Imagna la scelta sarebbe sconsigliata dall'esame di tutti i fattori
menzionati.




Si tratta infatti di un'area che, in specie dopo il calo occupazionale dovuto
alla crisi del settore del legno, sta cercando di puntare ad un futuro fatto di
turismo, cercando di dare valore a quelli che sono i siti incontaminati a poca
distanza dal capoluogo di provincia. Nella direzione di questa valorizzazione
si stanno muovendo tutti quanti gli enti locali, sia per quanto attiene la
pianificazione urbanistica (che valorizza ora legno e sasso quali materiali
tradizionali e predilige abitazioni di non rilevanti dimensioni) sia per quanto
riguarda l'organizzazione di appositi percorso cd vita/salute per predisporre
un arredo urbano favorevole al turismo.
Nella stessa direzione si stanno evolvendo le nuove attività imprenditoriali
che puntano ora a valorizzare i prodotti della tradizione: un esempio fra tutti
rimane la creazione di una cooperativa per la produzione di formaggi in alta
valle, che si affianca ai numerosi imprenditori agricoli già presenti. Certo
non da meno sono gli operatori nel servizio alberghiero e della ristorazione,
che stanno promuovendo a fatica l'immagine di una valle incontaminata, cercando
di creare un flusso turistico anche a partire dai centri di passaggio prossimi
alla valle. Non è infatti una novità, ad esempio, che vi siano ormai numerosi
albergatori della valle che riescono ad offrire i propri servizi a turisti ed a
personale aereo di passaggio per il vicino aeroporto di Orio al Serio.
Certamente questi comuni sforzi iniziano ad essere ricompensati: basti pensare
che in valle si sono contati negli ultimi mesi più matrimoni di soggetti
stranieri che hanno scelto di sposarsi proprio qui dopo aver conosciuto la
valle in modo quali occasionale.
Per questo motivo l'installazione di una centrale a biomassa ad olio vegetale,non appare
assolutamente opportuna, in specie per quanto attiene a discorsi di idoneità
rispetto ad un contesto che si sta sforzando di crescere in una direzione
opposta.  
Quello che si rileva, infatti, è che nei piccoli centri della valle non vi sono
possibilità di installazioni che non nuocciano in modo irreversibile a tutto il
contesto. un argomento per tutti potrebbe essere quello che riguarda la
circolazione dei fumi in valle: basta posizionarsi su di un punto qualsiasi
dell'alta valle in una mattinata di inverno per osservare i fumi dei camini a
legna che ristagnano sul fondo valle, dove chi vive percepisce senza dubbio una
qualità dell'aria diversa rispetto alla stazione estiva.
D’altra parte quale e quanto scarsa sia la quantità di vento nella bassa valle
lo ha già dimostrato il cogeneratore ad olio di colza installato a Pontegiurino
in prossimità del Monumento Naturale della Vale Brunone: il peculiare odore di
"frittura", associato ad un odioso rumore di fondo di oltre 70 db, era
percepibile a chilometri di distanza durante il breve periodo dell'accensione
dell'impianto.
Impianto, si badi bene, che alla pari di una centrale a biomasse rischia di
danneggiare un numero indefinito di residenti a vantaggio economico di pochi
soggetti.
Per questo motivo sarebbe opportuno prendere atto in modo sereno che non
appare possibile installare una centrale a biomasse e/o un cogeneratore in un
contesto quale quello della Comunità montana della Valle Imagna, nel quale le
problematiche causate di riflesso rischiano di sviluppare danni difficilmente
quantificabili. In tale contesto i valori di promozione di un ambiente salubre
si possono far crescere anche con riferimento alla tradizione e con una scelta
attenta di qualsiasi opzione modernista che rischia di essere intrapresa
solamente per mode passeggere.

Marco Donadoni

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